“Dai, l’esperta di arte sei tu. Cosa mi porti a vedere a Napoli?”
“I muri.”
“Ok, ma giusto una capatina a Castel dell’Ovo la facciamo?”
“Se c’è tempo.”
Il tempo non c’è stato. Per una sua conformazione storica e culturale Napoli è davvero votata alla street art e non ci aspettavamo di vedere così tante manifestazioni e così belle.
Nel centro storico di Napoli
Cominciamo dal cuore della città e con il cuoppo di fritturine in mano andiamo alla ricerca delle opere sui muri. Non sono difficili da trovare, ci balzano davvero davanti agli occhi, e forse a volte è anche bello lasciarsi trascinare.
Giri lo sguardo a destra e sotto i portici vedi lo stencil di Blub con “L’arte da nuotare”.
Fai qualche passo e in Vico dei Panettieri compare Pino Daniele di Tvboy.
Nasce una sirena dai manifesti strappati su un cartellone pubblicitario in città. Sotto di lei l’invito a festeggiare l’anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima. È in tutte queste manifestazioni che ci si rende conto come la urban art sia entrata nel tessuto della città e venga accolta con semplicità, ma non ci chiedete dove abbiamo fatto questa fotografia, ci eravamo persi.
La Madonna di Banksy
Napoli aveva l’esclusiva italiana, dico aveva perché l’apparizione di un’opera dell’artista Banksy a Venezia all’inaugurazione della Biennale di questi giorni gli ha tolto il monopolio. In Piazza Gerolomini, in pieno centro storico, ha fatto la sua apparizione la Madonna con la Pistola. Al posto dell’aureola sulla testa di Maria appare una pistola.
Sarà che l’artista è super-quotato a livello internazionale o che lo stencil si sta già disfacendo, fatto sta che la Madonna è ora sotto una spessa teca di vetro e una targa ne rivendica proprietà e custodia.
Giusto? Sbagliato? Non apriamo una parentesi enorme e ascoltiamo il consiglio di una vecchiarella che passando di lì ci ha detto di andare a vedere il San Gennaro “che è più bello.”.
Il San Gennaro di Jorit
Non sarà né la prima né l’ultima opera di Jorit Agoch che vedremo a Napoli, il ragazzo ha lavorato e sta lavorando molto ed è sempre più apprezzato da pubblico e committenti, un po’ meno dai writers “duri e puri” che vedono in lui una tendenza commercializzante della pratica.
I 15 metri di altezza e il viso di carrozziere fanno di questo San Gennaro un emblema forte e caratteristico della città che lo ospita. Commercializzazione o no, questa opera è senza dubbio da vedere.
A Ponticelli nel Parco dei Murales
Iniziamo a fare sul serio. Dalla stazione Napoli Garibaldi prendiamo la Circumvesuviana, fermata Argine Palasport, e in venti minuti arriviamo nella periferia est di Napoli, nel quartiere Ponticelli che dal 2015 è sede del Parco dei Murales.
C’è una signora che vive tra queste palazzine popolari e che la sera non scende più nel parcheggio a buttare l’immondizia perché la bambina la guarda e le mette paura.
C’è un uomo sulla cinquantina che gira tra i palazzi e si domanda perché delle pitture così belle vengano fatte su muri così brutti.
C’è un bambino che piagnucola perché il viso del cugino antipatico si trova impresso sulle facciate del palazzone davanti alla gettata di cemento dove lui gioca a calcetto. E lui è anche più forte di suo cugino a tirare in porta.
Ci sono Alessandro, Emanuele, Silvia e Manuela che con INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana hanno pensato alla rigenerazione urbana di quest’area e ci guidano tra i muri dei palazzoni che caratterizzano il quartiere. Grazie per il loro tempo, la loro passione e i caffè!
Ael. Tutt’egual song’e criature. Jorit
Vi avevamo promesso un ritorno di Jorit e vi presentiamo la bambina rom che terrorizza la signora di Ponticelli. La zingarella si chiama Ael e rivendica il suo diritto di accoglienza, integrazione e di istruzione grazie ai libri che la circondano. Rivendica anche la necessità del gioco con lo strummolo, la trottola, in basso a destra. Sul viso le strisce del segno pittorico di Jorit che la accolgono nell’unica e millenaria tribù possibile. Quella umana.
‘A pazziella ‘n man’ ‘e criature. Zed1
La seconda opera è stata realizzata dall’artista toscano Zed1 e ritorna lo strummolo come simbolo dei giochi antichi schiacciati da quelli che vanno di moda adesso. L’artista ha chiesto ai ragazzi del parco e da loro ha preso ispirazione lasciando che un Pulcinella-Pinocchio venga schiacciato dalla tecnologia.
Lo trattenemiento de’ peccerille. Mattia Campo Dall’Orto
Arriva un friulano a Napoli e realizza un muro che rappresenta il libro “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile. L’artista ha fotografo gli abitanti del parco e li ha resi protagonisti di una storia fantastica. Due bambini leggono e sopra di loro il racconto prende forma. Il messaggio è ancora più chiaro se si legge la citazione a Umberto Eco in alto a destra: “La lettura è un’immortalità all’indietro.”.
Chi è vuluto bene, nun s’o scorda. Rosk&Loste
Altra opera simbolo del Parco dei Murales è quella dei due ragazzini, residenti al parco, che chiedono che proprio lì gli venga dato un vero campo da calcetto e non una distesa di cemento. I ragazzi indossano le magliette del Napoli e dell’Argentina guardando con venerazione quel pallone, anche nell’attesa di un futuro migliore.
E ancora l’opera ‘A mamm’ ‘e tutt’ ‘e ‘mamm della street artist italiana La Fille Bertha è dedicata a tutte le donne che accolgono e danno sostegno ad altre donne. Grafica e stilizzata nelle forme vuole farci soffermare sul valore sociale di tutte le donne.
Daniele Nitti, in arte Hope, immagina un meraviglioso cielo stellato dove piccoli villaggi sono uniti in segno di collaborazione e unione. Questo è Je sto vicino a te. “Il titolo, in lingua napoletana, come le altre opere del Parco dei Murales, è anche un omaggio al grande Pino Daniele, in grado di esprimere l’importanza di contare gli uni sugli altri, solidalmente, tra prossimità e vicinato.”
La settima opera di street art si intitola O sciore cchiù felice ed è realizzata dall’artista piemontese Fabio Petani. È ispirata alla ricerca del botanico Aldo Merola a cui è dedicato il Parco Merola.
Siamo arrivati all’ultimo murales con Cura ‘e paure dell’artista Luca Caputo, in arte Zeus40. L’opera è dedicata alla famiglia intesa come cura e protezione, nucleo di condivisione. Le silhouette non hanno volti proprio a ribadire un’universalità del concetto e per non creare invidie inutili tra gli abitanti.
Napoli è proprio questo, famiglia e orgoglio.
Noi ce ne siamo innamorati. Ma voi avete altri suggerimenti da darci? Per noi la valigia è sempre pronta.
Elena