Stop alla Burrata! Lettera aperta al mondo gastronomico

Cari tutti,

È un pugliese che parla, a nome di tutti i pugliesi e del resto di Italia che ne ha un po’ piene le scatole.

Ciò che si verifica da un po’ di tempo a questa parte sulle tavole italiane non solo sta minando il concetto di decenza e abbinamento, ma anche il fegato, lo stomaco e i fianchi materni.

Sì signori miei, stop alla burrata. Stop nei primi, stop nei secondi, stop negli antipasti, stop nel cappuccino. Mettiamoci in testa che la burrata non può essere comparata alle tagliatelle di nonna Pina.

Non se ne può più di incontrarla in tutti i banchi di gastronomia, in tutti i supermercati, in tv, nelle ricette di Giallozafferano. Ormai in qualsiasi ristorante è quasi impossibile non incontrare un piatto, ma anche due o tre che non abbia la burrata, persino ad Aosta.

burrata

Da Pugliese ne ho fin su i capelli di incontrare la burrata in qualsiasi discussione che tocchi la mia terra. Sono di Manfredonia, io mangio la Provola di Bufala, cacchio!

Cari chef, mi rivolgo a voi. Posso capire che i trend sono trend e che bisogna cavalcare l’onda di Cannavacciuolo che usa la burrata e le cime di rape, ma vi posso assicurare, ve lo dico col cuore, che le quenelle di burrata insaporita al muschio essiccato fa davvero cagare! Alla pari del dolce caldo freddo di burratta ibernata e affumicata con legno di faggio all’aglio…No! Proprio No!

Sia chiaro, si sta parlando di un grande prodotto che ci invidiano nel mondo.

Ma come sempre, less is more. E allora facciamola un po’ riposare questa povera burrata così bistrattata e riscopriamone il rispetto e le occasioni.

Vi do un suggerimento:

Masseria vista mare. Siete con lei a guardare il panorama quasi all’imbrunire. Ecco cosa fate: pane casareccio lievemente tostato, burrata fresca di giornata (si sente ancora la vacca muggire), olive miste non denocciolate, Salice salentino rosé ghiacciato.

Due fette di pane e burrata, un calice di vino e mi richiamate domani!

Antonio

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