Cominciamo con le nostre interviste ai giovani artisti di RAM 2017 e a rompere il ghiaccio è il fotografo Michele Argnani. Capiamo con lui cosa significa questo “Facciamo un ’77” e come lo svilupperà al Museo d’Arte della Città di Ravenna.
Definisci la tua arte, se è definibile. A cosa e a chi ti ispiri nel tuo percorso artistico.
La fotografia che faccio può essere definita “democratica”, con una ricerca sul quotidiano dove tutti i soggetti vengono trattati con lo stesso rispetto e la stessa attenzione, ma anche la stessa distanza. L’indagine che porto avanti da diversi anni è basata sul paesaggio cercando un approccio il più documentario possibile. Fotografo principalmente nei luoghi in cui vivo e che conosco, ritornando a volte nei posti dove ho scattato in precedenza, così da avere la possibilità di vedere il paesaggio con occhi diversi; allo stesso tempo però anche la scoperta di nuovi posti da osservare mi stimola.
Mi ispiro alla fotografia Americana di paesaggio, ad autori come William Eggleston, Stephen Shore, Lewis Baltz, Robert Adams, alla fotografia tedesca e razionale dei coniugi Becher e infine guardando in Italia al gruppo di fotografi che parteciparono a Viaggio in Italia, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Gabriele Basilico, Vittore Fossati e gli altri.
Quali sono le tecniche che ti piace utilizzare o che sono a te più congeniali?
Principalmente utilizzo la Mamiya RZ67, una macchina fotografica medio formato a pellicola, che mi permette di avere una visione più meditativa sul paesaggio dovendola quasi sempre utilizzare su un cavalletto e di ragionare su quello che sto fotografando. Prediligo scattare a pellicola, sia per l’estetica cromatica che ho assimilato dai fotografi a cui mi ispiro, sia perché mi permette di “dimenticarmi” quello che ho scattato per ritrovare il soggetto una volta sviluppato l’immagine latente contenuta nel rullino, cosa che purtroppo la fotografia digitale non permette.
Fotografie non di persone ma di luoghi vuoti. Eppure sono spazi abitati dall’uomo e dove lui è pur sempre presente. Pensi che la figura umana possa tornare in quei luoghi?
La figura umana è sicuramente presente, anche se in maniera velata, all’interno degli scatti che realizzo. Per il progetto che ho realizzato in occasione della mostra ho fotografato dei luoghi che ogni giorno vengono frequentati a brevissima distanza dall’uomo, ma non vengono frequentati perché marginali e privi di un reale interesse; in ogni scatto c’è l’uomo, anche se in maniera non figurata, è sempre presente, e si palesa attraverso dei tubi di un metanodotto, copertoni abbandonati, recinzioni, case isolate o pali della luce.
Come entra il tuo sguardo di fotografo in questi luoghi dimenticati?
Non credo che questi luoghi siano dimenticati, li definirei più dei luoghi imprecisi. Sono imprecisi perché non hanno ancora una propria utilità, essendo per la maggior parte lasciati al loro corso, ma vengono considerate aree di espansione dal Comune di Ravenna, quindi da un certo punto di vista fanno parte di un piano. Percorro questi luoghi senza nessuna pretesa e senza nessuna reale aspettativa, e citando Guido Guidi potrei dire che “fotografo quello che c’è”.
“Facciamo un ‘77” è il tema di RAM2017. Cosa significa per te questo ’77 e come hai affrontato in fotografia un anno forse così lontano dal presente?
Il 1977 è un anno pieno di avvenimenti che nel loro piccolo hanno cambiato qualcosa. Da appassionato di Star Wars mi ricorda l’uscita del primo episodio, in Italia intitolato Guerre Stellari, che grazie ai suoi effetti speciali ha rivoluzionato il cinema di fantascienza; è uscita anche l’ATARI 2600, una delle prime console a utilizzare le cartucce e considerata la prima console di grande successo per le sue vendite con 30 milioni di unità, portando così il videogioco nelle case di molte persone.
Il mio ’77 è negli Stati Uniti, precisamente con l’uscita del libro Denver: a photographic survey of the metropolitan area di Robert Adams. Il libro raccoglie gli scatti che il fotografo realizza nelle zone periferiche di Denver esplorando il panorama in rapida evoluzione e espansione dell’area metropolitana dal 1970 al 1974. Ispirandomi a questo approccio ho esplorato le zone di espansione di Ravenna, realizzando degli scatti che provino a documentare in maniera “democratica” quello che vedevo.
Una domanda che non manca mai nelle nostre interviste: che cosa è per te la bellezza?
Bella domanda, e di certo non di semplice risposta. Io credo che la bellezza faccia parte del quotidiano e che bisogna ricercala in quello che abbiamo attorno ogni giorno e alle cose a cui magari diamo poco peso essendo costantemente parte del nostro vissuto.
Elena e Antonio